In un ecosistema digitale saturo di minacce, dove l’errore umano resta il principale vettore di attacco, non è più sufficiente affidarsi esclusivamente a firewall, EDR o sistemi di monitoraggio tradizionali. La sicurezza moderna richiede un approccio integrato, che unisca tecnologia e comportamento umano. Ed è proprio in questo punto che SIEM e Awareness convergono in modo strategico — anche se ancora poco sfruttato.
Cos’è un SIEM?
I sistemi SIEM (Security Information and Event Management) sono piattaforme che raccolgono, correlano, analizzano e visualizzano eventi di sicurezza generati da vari sistemi e dispositivi: firewall, server, applicazioni, endpoint, controller di dominio, ecc. Tra le loro principali funzionalità:
- Fornire una visione centralizzata e in tempo reale di tutto ciò che accade nell’infrastruttura IT.
- Rilevare comportamenti anomali o accessi sospetti per identificare precocemente possibili incidenti.
- Automatizzare le risposte agli eventi, riducendo i tempi di reazione e limitando i danni.
L’anello mancante: il comportamento degli utenti
Immagina questa scena: un utente clicca più volte su link sospetti durante simulazioni di phishing, ignora contenuti formativi o continua a usare password deboli nonostante gli avvisi. Nella maggior parte delle aziende, queste informazioni restano confinate nella piattaforma di e-learning o nei report HR. Non arrivano al SIEM. Non generano alert. Non attivano contromisure.
Ed è proprio questo il problema.
Interventi: quando il comportamento umano alimenta l’intelligenza del SIEM
Disporre di una piattaforma di awareness capace di integrarsi con l’ecosistema di sicurezza dell’organizzazione cambia radicalmente le regole del gioco. Non solo consente di individuare eventi di rischio legati al fattore umano, ma permette anche di agire in tempo reale sui casi più critici.
È per questo che abbiamo sviluppato gli Interventi automatici: azioni che si attivano in risposta a un evento specifico, permettendo alla piattaforma di comunicare e interagire con sistemi esterni.
Facciamo un esempio: se un utente clicca su un link dannoso, oltre a ricevere una notifica o un contenuto formativo mirato, potremmo anche applicare automaticamente una policy di accesso condizionato che lo blocca temporaneamente da applicazioni sensibili tramite l’integrazione con l’Active Directory.
Oppure, se un dipendente invia dati riservati su Slack, Teams o il Google Drive, è possibile non solo avvisarlo ma anche eliminare in automatico il messaggio, evitando una potenziale fuga di dati.
Le possibilità, da questo punto di vista, sono davvero enormi.
Perché è un cambio di paradigma
Perché si passa da un modello di consapevolezza passiva – in cui ci si limita a sperare che l’utente metta in pratica ciò che ha appreso – a una consapevolezza attiva e integrata, in grado di modificare dinamicamente la postura di sicurezza aziendale.
Con le Interventi, il comportamento dell’utente non è solo monitorato, ma diventa un segnale di rischio attivo, che può produrre un impatto concreto sull’infrastruttura.
Verso una risposta adattiva basata sul comportamento
Gli attaccanti si evolvono. Anche le nostre difese devono farlo. Integrare il comportamento degli utenti nei sistemi SIEM consente di rendere la risposta più rapida, più precisa e personalizzata.
Con gli Interventi, il cerchio si chiude: dalla formazione e training, alla rilevazione, fino all’azione.
Una nuova forma di difesa adattiva, dove la tecnologia e il fattore umano lavorano finalmente insieme.
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